L'arte è contemporanea. Ovvero l'arte di vedere l'arte
, nella grande architettura, quanto negli oggetti, nelle sedie, nelle posate, persino nelle rilegature dei libri, rappresentando la sensibilità di un
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anni, Dorfles ne ha centodue. Dorfles è contemporaneo quanto me, anzi, forse il suo pensiero è anche più giovane del mio. Dorfles, cos’è stata, che
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[V. S.] Le generazioni si chiamano tali in quanto testimoniano un tempo in cui si è fatto qualcosa. Allora, per avere una generazione, cioè
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Accade assai di rado che i critici d’arte italiana (come non si verifica nel resto d’Europa o in America) siano tanto storici dell’arte quanto
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incapacità di distinguere l’arte dalla realtà quanto l’incapacità di quell’arte, ossia dell’arte esposta in quelle Biennali, di farsi percepire come arte
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ideologico, ma semplicemente cronologico. È questa la forza dell’arte in divenire, che va ritenuta contemporanea non in quanto più o meno sperimentale
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la più grande opera d’arte che un artista potesse concepire. Non in quanto la morte debba essere di per se stessa un’opera d’arte: in quanto ciò che
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il Seppellimento di Santa Lucia, non lo osserviamo in quanto dipinto del 1608, ma lo guardiamo grazie alla percezione che di Caravaggio ci hanno dato
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per esistere in quanto tale, deve cioè poter rendere visibili le proprie opere: altrimenti non esiste, sente di non esistere come artista perché non può
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fa trasalire gli artisti e tremare i poeti”, come scriveva Saba 1. E in tal senso il mio problema, e il problema di ogni critico, è capire quanto
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rapporto che equivale a una professione e che, in quanto tale, è semplicemente assurdo sostenere con risorse pubbliche. Tanto più assurdo quando si
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artisti viventi, che in quanto viventi hanno un mercato vivo che lavora con loro e per loro. Quindi non si capisce per quale motivo debbano fare mostre
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Ogni opera esiste in quanto ha un rapporto con il proprio tempo e con l’uomo che l’ha concepita nel proprio tempo; e, per capirne l’importanza
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la realtà seguendo determinati modelli, nel vedere un artista nuovo sapremo che la sua arte è tanto più grande quanto più riesce a farci percepire in
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nostalgico. Per quanto le sue opere siano state lette come espressioni di una flagrante contemporaneità, la sua visione manifesta tutta la nostalgia per le
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Non so se sia vero quanto diceva Hegel e Argan ribadiva, cioè che l’arte è morta; vero è, comunque, che il suo stato è disperante. E lo è per colpa
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perché da almeno dieci anni non si proponeva una ricognizione giudiziosa di quello che è accaduto nel panorama artistico italiano. E quanto è accaduto
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analoghi ai grandi affreschi dei secoli passati, almeno quanto a estensione spaziale, ci sono stati, soprattutto in Messico, con l’esperienza dei muralisti
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